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domenica 15 agosto 2010

Romanzo criminale

« A metà degli anni settanta una banda di delinquenti di strada partì dalle periferie per conquistare Roma. Per inseguire il loro sogno ingenuo e terribile travolsero ogni ostacolo. Strinsero alleanze pericolose. Si credevano immortali. La nostra storia è ispirata a fatti reali. I personaggi sono frutto dell'immaginazione degli autori »


Roma, fine anni sessanta. Il film inizia con alcuni ragazzini poveri che rubano un'auto e ad un posto di blocco investono un agente ma riescono a scappare. Nel loro rifugio, una roulotte vicino alla spiaggia, decidono i loro soprannomi (ed il loro destino): si chiameranno Il Libano, Il Dandi, Il Freddo ed Il Grana. Ma arriva la polizia, fuggono e vengono presi: il Libano si ferisce alla gamba, il Dandi scappa ed Andreino (il vero nome de Il Grana) muore per le ferite riportate durante la corsa spericolata con l'auto rubata. Alcuni anni dopo il Libano (Pierfrancesco Favino) attende il Freddo (Kim Rossi Stuart) all'uscita del carcere e, insieme al Dandi (Claudio Santamaria), a Bufalo (Francesco Venditti), ai fratelli Ciro e Aldo Buffoni (Antonello Fassari e Roberto Brunetti) e altri piccoli criminali della malavita romana, organizzano un sequestro di persona: reclutato il Nero (Riccardo Scamarcio), uno spietato neonazista esperto in arti marziali, rapiscono il Barone Rosellini (Franco Interlenghi), un ricco possidente, poi ucciso, ancora prima di aver ottenuto un congruo riscatto.
Invece di spartire subito i soldi, il Libano propone a tutti i componenti del gruppo di formare una banda e di investire nel traffico dell'eroina, mettendo in piedi una vera organizzazione criminale che riesce in poco tempo ad assumere il controllo assoluto del traffico di droga a Roma, estromettendo - o eliminando fisicamente - i vecchi boss. Presto le loro mire si espandono verso altri campi, come quello della prostituzione e del gioco d'azzardo, e si alleano con la mafia siciliana tramite un boss chiamato Zio Carlo (Gigi Angelillo), oltre ad ottenere la protezione degli "uomini senza volto", a cui lo Stato, nella persona del misterioso Dottor Carenza (Gianmarco Tognazzi) e de Il Vecchio (Toni Bertorelli), affida lavori segreti e sporchi. Grazie all'approvazione di Zio Carlo, il Freddo e Il Libano uccideranno Il Terribile (Massimo Popolizio), boss che controllava la droga che circolava a Roma e che li ha denunciati per riprendersi il potere sulla città.
Nasce così la leggenda della Banda della Magliana, che metterà a ferro e fuoco la città, le cui vicende si intrecceranno con gli avvenimenti più misteriosi della storia d'Italia per oltre 25 anni, tra cui l'omicidio di Aldo Moro e la strage di Bologna.
L'unico a intuire lo strapotere del gruppo criminale è il commissario Scialoja (Stefano Accorsi), osteggiato, però, dai superiori. Nelle sue indagini intreccia un'ambigua relazione con Patrizia (Anna Mouglalis), una prostituta, donna del Dandi.
Con il rafforzarsi della banda cresce anche l'ambizione di Libano, che spinge il gruppo ad osare sempre di più. Contemporaneamente Freddo si innamora dell'innocente Roberta (Jasmine Trinca), con la quale vorrebbe ritirarsi, disgustato dalla connivenza con la mafia e i politici, ma soprattutto per non essere ancora una volta pedina in occulti giochi di potere. Libano, preoccupato e sotto pressione, viene accoltellato da Gemito, uno dei suoi scagnozzi, per un debito di gioco non onorato.
Guidata da Freddo e Dandi, la banda ritrova la sua unità per vendicare la morte dell'amico e boss, ma la morte del capo carismatico segna comunque l'inizio della fine: incastrata da un delatore, il Sorcio (Elio Germano), tutta la banda viene arrestata e condannata, meno Dandi, protetto dalle alte amicizie.
Freddo, pur di evadere e rivedere Roberta, si inietta del sangue infetto di un male che lo porterà in breve alla morte , fornito da un medico cocainomane amico del Dandi. Il sangue, in ogni modo, lo avrebbe condotto alla morte nel giro di poco tempo, sebbene la sua fine sia dipesa da un regolamento di conti da parte dei servizi segreti, poiché egli, spinto dalla morte di Roberta (uccisa dallo scoppio di un'autobomba per una vendetta trasversale contro Il Freddo), dalla malattia e dal disgusto, decide di confessare tutto quanto sa della banda e delle losche protezioni di cui è beneficiaria. La banda è ormai divisa ed iniziano i regolamenti di conti interni che porteranno ad un lungo bagno di sangue. Uno ad uno i componenti scompariranno, inghiottiti dagli stessi pericolosi giochi di potere di cui erano stati creatori.
Sul finire del film un accenno piuttosto marcato all'implicazione dei servizi segreti e di altre forze statali nell'ambito di tutta la vicenda, e quasi una sorda compassione nei riguardi di quelli che furono sì carnefici, ma vittime al tempo stesso.


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